Visualizzazione post con etichetta Tolkien. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Tolkien. Mostra tutti i post

lunedì 31 agosto 2015

Di personaggi dall'ottimo potenziale perso per strada. Chiacchierando su Tauriel.

Non ho mai nascosto di essere una tolkeniana incallita, di amare i mondi creati dal Professore e via discorrendo.

Se mi seguite da un po' saprete che quando si tratta di muovere una critica, cerco di essere il più obiettiva e oggettiva possibile e, se si parla della mia soggettività, definisco quando questa emerge e lo specifico.
Se vi siete addentrati solo ora in questi miei spazi virtuali – innanzitutto benvenuti e vi auguro una buona permanenza! – o semplicemente capitati per caso... ora lo sapete.

Dal titolo avete letto di chi voglio parlare e voglio iniziare a mettere dapprima i paletti, perché non si sa mai, i disagiati potrebbero arrivare e interpretare male le mie parole con tutto che sono attenta nel loro uso per far sì che non si equivochi.

1) Non ho nulla contro l'attrice. Penso sia ovvio, ma non fa male dirlo un'altra volta.
2) Non ho nulla nemmeno come personaggio in sé e nemmeno sul fatto che sia una donna. Sono una femminista, suvvia, la seconda parte di questo punto non può proprio sussistere con me. Per chi è incuriosito dalla mia affermazione vi rimando a questo post.
3) Molto spesso le persone che difendono a spada tratta questo personaggio muovono alle persone che invece dicono no le seguenti accuse: non ti piace perché è una donna guerriero, perché non è nel libro, per via della storia d'amore e così via. Di queste se ne può parlare e conto di farlo.

Bene, detto ciò, posso iniziare. In alcuni punti il linguaggio diviene colorito, siete avvisati.

In poche parole: per come è stata resa, Tauriel c’entra in quel mondo e nella storia come una forchetta per mangiare il brodo.

Ho parlato di resa e vedrete bene il perché.

La prima faccenda che spesso viene detta è che la si odia perché non è nel libro.
Ebbene sì, per molti questa può essere una motivazione necessaria e sufficiente, ma non è il mio caso.

Premesso e assodato che trarre tre film da un libro che non ha la stessa corposità de Il Signore degli Anelli, sia a mio dire una semplice trovata commerciale e che si potevano bellamente evitare, occorre analizzare tutto con un certo occhio critico.
Personalmente mi sarei aspettata persino quattro film, data la moda recente di spezzare tendenzialmente il film di una saga composta da più volumi in due parti e mi sono rallegrata che non sia accaduto qui. 
Almeno una gioia, minima, ma presente.

Se Jackson avesse utilizzato solo i personaggi citati e agenti nel libro, non sarebbero stati tantissimi e questo su schermo non sarebbe stato il massimo, specie perché ne è stata fatta una trilogia cinematografica. Hanno persino inserito Legolas che nel libro non compare, per fare un esempio di personaggi aggiunti. Quindi a me non ha dato fastidio aggiungere personaggi nuovi, che nel libro non ci sono – e nemmeno un personaggio femminile, perché si suppone che vivessero anche delle donne a Bosco Atro – ben venga ai personaggi nuovi se ben utilizzati.
La questione è un'altra.
Tauriel è stata il personaggio su cui si è fatta più leva durante le interviste, per il merchandising della saga ecc., a discapito dei personaggi che erano nei libri e che sono anche stati trasposti sullo schermo.
Cercare Thranduil nei mesi del calendario de Lo Hobbit e non trovarlo mentre Tauriel c'era, sì, è un poco fastidioso.

Ma non è finita qui, abbiamo appena iniziato.

Partiamo da una questione prettamente estetica: i capelli.

I suoi sono lunghissimi. Troppo, troppo lunghi. Andiamo nel dettaglio.
Nel mondo di Tolkien gli Elfi hanno come tratto distintivo una chioma lunga e bella, si può dire che è una loro fissazione, un qualcosa per cui vanno pazzi.

Lady Galadriel ha, canonicamente, i capelli più lunghi e belli di tutti gli Elfi, considerando sia la Terra di Mezzo sia Valinor.
Sono biondi con delle striature argentee. Fëanor, tanto tempo addietro, le chiese un capello perché erano tanto magnifici. Lei non acconsentì e tantissimo tempo dopo, ne diede tre a Gimli – non uno, tre – e il Nano li tenne con sé come il più importante dei tesori.
Tolkien proprio scrisse ribadendo più volte la cosa quanto fossero belli i capelli di Dama Galadriel, affermando che si pensava che nei capelli della Dama fosse rimasta imprigionata la luce dei due alberi di Valinor.
Allo stesso modo Lúthien Tinúviel (la cui fonte di ispirazione fu la signora Tolkien stessa), l'Elfa più bella di tutte, aveva capelli magnifici, con tanto di potere che le permetteva di farli crescere, cosa che fece quando li utilizzò per scappare via dall'albero in cui era stata imprigionata per andare a salvare Beren, oltre a tessere un manto intriso di un incantesimo del sonno per far addormentare le guardie (ma questa è un'altra storia che trovate ne Il Silmarillion).

Questo è per far capire che, per intendersi, più sei un Elfo importante, valente e capace, più i capelli sono lunghi, almeno come hanno dato a intendere finora nelle pellicole.
Seguendo questo ragionamento molti Elfi, come mostrato nei film, hanno i capelli lunghi fino alla prima parte del tronco (Legolas, Haldair, Celeborn), mentre altri – pochi – li hanno più lunghi, come Thranduil, Elrond e Galadriel. Questi ultimi sono Elfi molto importanti, non i primi venuti, insomma.

Galadriel, poi, continuando a definirla per importanza, governa Lothlorien, è la Dama dei Boschi, possiede uno dei Tre anelli Elfici – Nenya – e si occupa di quello che succede nel mondo che la circonda e la sua saggezza e potenza sono ben note.

E ora abbiamo Tauriel, così, proprio molto in modo casuale, con questi capelli ancora più lunghi di quelli di Galadriel (e per nulla pratici specie per una guerriera, ma del suo essere guerriera ne parlerò dopo).
È in aggiunta un'Elfa Silvana comune e ha i capelli rossi. Rossi furono solo Mathan, la figlia Nerdanel e i nipoti Maedhros, Amrod e Amras. E basta, di Elfi silvani col gene del rutilismo non ne abbiamo. Mathan e i suoi discendenti, precisiamo, erano Noldor.
Riflettendoci bene, considerando il carattere di Tauriel, la chioma rossa per una fiera testa calda è un cliché – come le bionde glaciali e le brune ritrose –. Reso male.

Continuiamo con l'età e il mestiere della fanciulla di cui ci occupiamo.

È un'Elfa giovanissima. Questo cozza parecchio anche con la sua mansione ovvero l'essere il capitano della guardia reale. Il problema non è il fatto che sia una donna a ricoprire questa carica, assolutamente no, la questione è che è troppo giovane.

Se mi viene mossa l'accusa di detestare le guerriere toste, si è parecchio fuori strada.
Tolkien ha creato delle guerriere davvero ben fatte e ben caratterizzate, prima tra tutte Éowyn – che, a onor del vero, è una delle mie eroine letterarie – poi Galadriel (che sa il fatto suo e da giovane spaccava i culi, ma anche nella Terza Era ha contribuito alla grande nella lotta contro Sauron), oppure Haleth degli Haladin.

Nel mondo di Tolkien le Elfe potevano andare in battaglia ed essere guerriere senza nessun problema, infatti nei periodi di guerra molte erano le donne del popolo Elfico che combattevano assieme agli uomini.
Le differenze tra Elfi ed Elfe in forza, resistenza e altro sono molto meno marcate rispetto alla razza degli uomini e sebbene vi potessero essere delle separazioni di mansioni tra Elfi ed Elfe, la cosa non era così marcata. Di solito questa divisione è l'Elfo guerriero e l'Elfa la guaritrice, ma si poteva benissimo non fare a questa maniera.

Un esempio è Elrond, che citeremo anche dopo.

Viene detto che Tauriel ha 600 anni, un'età fortemente ridicola per gli Elfi che sono immortali. Altrove dicono che ne ha 300, a momenti non lo sanno nemmeno loro. Prendiamo per buona quella più alta.
Legolas nei film ha 2931 anni stando ai calcoli degli addetti ai film durante LotR, quindi ne Lo Hobbit ne ha ancora di meno. Non risulta essere il più vecchio degli Elfi in Bosco Atro, anche lui viene visto come giovane, ergo Tauriel è una bimba al suo confronto.
Thranduil ne ha molti di più essendo nato durante la Prima Era. In tal caso è uno degli Elfi più vecchi che vi siano, ma se nel film lo rendono più giovane così non è.
Facendo dei calcoli forfettari, l'Ultima Alleanza tra uomini ed Elfi, nel 3430 della Seconda Era che vide la morte di Oropher (il padre di Thranduil), avvenne circa 3000 anni prima delle vicende de Lo Hobbit e, per quanto gli Elfi guidati da Oropher sopravvissero in pochi (dato che marciò contro Mordor solo col suo contingente visto che non né lui né i suoi soldati volevano sottostare agli ordini di Gil-Galad, un Noldor che uccise molti Sindarin epoche prima), non credo che fino al momento di cui parliamo noi fossero schiattati tutti. Lo trovo un poco assurdo.
Ragion per cui dovrebbero esserci dei veterani di guerra che potevano occupare un posto importante come quello del capitano delle guardie reali e non una giovincella troppo giovane.

Se facciamo riferimento al movieverse, pare proprio che le Ombre siano scese su quello che poi sarà Bosco Atro solo alcuni mesi prima della comparsa della compagnia di Thorin a corte, mentre ciò nel canone avviene almeno duemila anni prima.
Lo si può notare dal fatto che solo in quel periodo – del film – ci si accorge della presenza di questo Negromante e dei ragni che mette in allerta dapprima Radagast, poi Gandalf, ecc.
Considerando ciò la foresta è meno pericolosa con una maggiore aspettativa di vita, ragion per cui Elfi più vecchi di Tauriel e soprattutto ancora vivi dovrebbero esserci per forza. Gli Elfi non invecchiano come gli uomini, quindi non perdono forza, vigore e capacità con l'avanzare dell'età.

Questi Elfi più anziani che hanno anche visto i campi di battaglia contro Mordor avranno sicuramente molta più esperienza in battaglia di lei e questi avranno anche combattuto affianco del loro principe, Thranduil, prima che prendesse il trono del padre. Un re si sarebbe fidato molto di più nell'avere al suo fianco come guardia un veterano che ha già combattuto, che sa come si fa, e che rispetta i suoi ordini (cose che avrebbe appurato in passato quando si combatté). Allo stesso modo anche i soldati che hanno combattuto sotto di lui avrebbero potuto desiderare essere accanto al loro nuovo re.
Invece no, abbiamo Tauriel a ricoprire quel ruolo. È troppo giovane per essere migliore dei veterani e non si dà motivazione alcuna sul fatto che lei sia lì, a fare il capitano della guardia reale.
Sa tantissimo di Mary-Sue, di personaggio specialissimo senza motivazione di base profonda (per una definizione level start vedere qui).

Per di più, a una seconda occhiata, non è per niente adatta a quel ruolo.
La guardia reale ha il compito di vegliare sul re e di proteggerlo, di servirlo. Tauriel quindi dovrebbe solo discernere ciò che può recare male al suo re e ciò che può invece fargli comodo, tenerlo al sicuro è compito suo.
Invece cosa fa? Nulla di tutto ciò.
Innanzitutto non è al fianco del suo re, in più si comporta come una ragazzina viziata che urla contro il padre che non le regala un vestito nuovo.
Contraddice il re su cosa è giusto o sbagliato ed è insubordinata, come lo sarebbe una giovane guardia che sta facendo il suo primo addestramento.
La prima cosa che un soldato impara è la disciplina, che lei non possiede, e questo ulteriormente non ci fa capire come mai un ruolo così importante viene svolto da una persona che non ha nemmeno la tempra di un capitano.
Non riesce nemmeno a essere calma quando interroga l'orco, al punto che Thranduil le ordina di andare via per poi condurre lui l'interrogatorio con Legolas.
Che razza di capitano delle guardie sei?

Quando lei discute con Legolas – ricordiamo che è il figlio del re e contraddice pure lui – del fatto che “questa non è la loro battaglia” (probabilmente ci si riferisce a Smaug) lei replica che sì, lo è.
Un momento, un momento solo.
Se muovi battaglia a una creatura, questa necessariamente potrebbe attaccare il tuo popolo, mettendolo in pericolo indirettamente o meno, mettendo in pericolo anche la persona che si suppone tu, Tauriel, devi proteggere. Il tuo popolo quindi potrebbe essere chiamato alle armi ed essere falcidiato.

Invece, pensando a una “causa superiore” come per dire “non sono sicura di quello che faccio né dove andrò, ma io andrò”, scardinando gerarchie e regole, ecco che fa di testa sua e si allontana dal re, che, ricordiamolo per l'ennesima volta, è la persona a cui dovrebbe stare attaccata in culo in culo per proteggerlo.

Viene comunque perdonata e appoggiata da Legolas – che è molto molto più vecchio di lei – di cui è amica d'infanzia – impossibile, date le loro età – e Thranduil non la punisce per le merdate che fa.
Questo è un altro comportamento delle Mary-Sue: tutti la adorano e quello che fa lei è sempre ben fatto anche quando sono delle epocali stronzate. Andare contro un ordine diretto è alto tradimento, comunque.
Viene adorata persino da... sarà l'ultimo punto.

Vediamo di parlare della capacità di guarire.

Tornando al concetto canonico esplicato da Tolkien riguardo gli Elfi, questi se vanno in guerra e uccidono non sono guaritori. Il che ha senso perché se ti specializzi in una cosa non puoi saper fare altrettanto bene anche l'altra che è tutto il contrario della prima. E pare che tu debba scegliere quale abilità tenere. Se uccidi non salvi, se salvi non uccidi, insomma. Uccidere riduce le tue attitudini alla guarigione e questo è uno dei motivi per cui Elrond ha vissuto a Gran Burrone in pace e tranquillità fino all'Ultima Alleanza, in cui ha combattuto. Però pare che lasciando passare del tempo egli ripristini la sua attitudine di guaritore ed Elrond è canonicamente il miglior guaritore della Terra di Mezzo. Ne abbiamo una prova quando guarisce Frodo.

Tauriel sa fare entrambe le cose. Entrambe. Contemporaneamente.

Come si chiamano i personaggi femminili che stravolgono il canon e hanno poteri che nessun altro ha? Mary-Sue.

Se ha seicento anni ed è vissuta in un periodo di pace (la foresta ancora non era stata oscurata, visto che Bosco Atro viene ancora chiamato Boscoverde nel film), senza lotte che ha coinvolto il suo popolo, come mai è in grado di combattere con la stessa maestria con cui guarisce?

Kili viene colpito da una cosiddetta “freccia Morgul” ed è una stronzata grossa come una casa. Le frecce Morgul non esistono, abbiamo solo le lame Morgul, portate esclusivamente dai Nazgûl, non dagli orchi, tanto per essere precisi.
Ma queste ferite di quel tipo riesce a guarirle solo Elrond che è ovviamente più potente di Tauriel, discende da una stirpe superiore (discende direttamente da Finwë e una Maia, mica bruscolini) e ha un Anello del Potere, Vilya.
Tauriel non è fisicamente capace di guarire ferite del genere, che Kili non dovrebbe nemmeno avere.
Senza contare poi che per guarire Frodo è stato una settimana in convalescenza e non si era nemmeno ripreso del tutto, mentre Kili è guarito quasi istantaneamente.
Vedendo le ferite – dando per buono che anche la lama che ferisce Kili sia una Lama Morgul – quella di Kili ha una portata più estesa, è più grave rispetto a quella di Frodo, e guarisce prima. Non è un altro grande paradosso?
A quanto pare, Elrond deve fare il test di ammissione a medicina, e intanto può solo giocare con l’allegro chirurgo. Tauriel è primario di medicina Elfica.

Sempre sul discorso “capacità curative”, adesso parliamo della farmacologia.
Tauriel usa l'Athelas, che sa usare solo Aragorn, pianta di cui i Raminghi del Nord non hanno mai dimenticato le capacità curative.
Secondo le leggende tramandate a Gondor essa è molto più efficace se adoperata dal legittimo re di Gondor – non per nulla la chiamano anche Foglia di Re – forse per via della discendenza Elfica del casato.
Solitamente è solo considerata una pianta dal buon odore, ma che non ha particolari proprietà benefiche, in virtù del fatto che nelle loro mani non funziona.
Ma Tauriel la sa usare! Avevate qualche dubbio?
La usa in maniera diversa rispetto ad Aragorn (infila la pianta nella ferita, sperimenta le tecniche di cura sul campo, il primario), ma tant'è, lei può.
Una Sue può tutto. E intanto rimandiamo Aragorn in farmacologia perché deve tornare a fare l'esame.

Passiamo a parlare del triangolo amoroso con Kili e Legolas.

Questa è la cosa peggiore, che fa acqua da molte parti e che rovina molto anche un episodio di crescita personale scritto dal Professore stesso ne Il Signore degli Anelli ed è uno dei messaggi cardine che il romanzo vuole trasmetterci.
Facciamo altre due premesse: per quanto io e le storie d'amore non ci prendiamo, se ben fatte le apprezzo volentieri. Non per nulla la storia di Éowyn e Faramir è la mia preferita in assoluto.
E poi: non parteggio né per la coppia Kili/Tauriel né per la coppia Legolas/Tauriel, quindi non porto acqua a nessun mulino.

Se nella storia di Tauriel lei trova l'amore non è un problema, il problema è come lei trova questo amore.
Si innamora di un Nano e questo non ha senso. Non ha ulteriormente senso il fatto che lei nutra sentimenti “pro Nani”.
L'odio tra Elfi e Nani è ben radicato e atavico, rimonta al passato e non è uno di quelli che si cancella con un colpo di spugna.

Facciamo un punto della situazione di questo odio viscerale.

Tutto accadde alla fine della Prima Era, con la morte di Thingol, re di Doriath (il regno che ha visto con ogni probabilità la nascita e la crescita di Thranduil), da parte di alcuni Nani. Thingol è il padre di Lúthien e parente di Celeborn, che a sua volta da questo episodio ha tenuto in inimicizia i Nani, mentre Galadriel non li ha odiati.
Thingol possedeva il Silmaril che gli diede Beren e una collana chiamata Nauglamír; egli pensò di unire il Silmaril nella collana e assunse dei Nani per fare ciò, data la loro abilità nell'artigianato.
I Nani fecero quanto richiesto, ma al momento del pagamento decisero che questo nuovo gioiello sarebbe stata la loro paga, sedotti anche loro dal Silmaril, al che Thingol si oppose.
I Nani lo uccisero e gli presero la collana. Da qui iniziò la faida.
Gli Elfi di Doriath, per vendicare la morte del loro re, inseguirono i Nani e ne uccisero molti, chiedendo la restituzione di Nauglamír.
I Nani sopravvissuti dissero, una volta tornati a casa, che gli Elfi avevano deciso di farli fuori anziché pagarli, così i Nani marciarono verso Menegroth, la capitale di Doriath, per attaccarla.

Questa fu la causa scatenante di questo odio fin troppo sentito da entrambe le popolazioni.
Veniamo al film.

Nel film abbiamo altre motivazioni che non fanno altro che acuire il risentimento.
Thror sputò in faccia a Thranduil quando gli offrì dei gioielli e Thorin si è legato al dito il fatto che Thranduil non ha aiutato i Nani quando Smaug li ha attaccati.
Per quanto si possa parteggiare per Thorin – e secondo me il merito è di Richard Armitage che trovo un bell'uomo che ha reso un Nano bello – la scelta di Thranduil è ben motivata, analizzando le cose a mente fredda.
Memore del fatto che suo padre andò incontro alla morte essendo andato avventatamente contro un nemico contro cui non ce l'avrebbe fatta e avendo già lui combattuto contro dei draghi non se l'è sentita di mandare i suoi uomini a morire. Trovo sia legittimo mettere la tua gente al sicuro e non mandarla a crepare, un re dovrebbe pensare al benessere del suo popolo.
Essendo re anche lui, se Thorin fosse stato nei panni di Thranduil, credo che avrebbe fatto altrettanto.
Ritengo che siano comunque, da entrambi i punti di vista delle fazioni, motivi più che validi per poter affermare che non scorra buon sangue e che possa esserci amore.

Pensiamo innanzitutto a Elrond (che ha scelto la sua parte Elfica mentre suo fratello ha scelto una vita mortale che ha dato origine alla dinastia di Gondor), un Mezzelfo, mentre fa tutte quelle manfrine – si parla del film – sulla relazione di Arwen con Aragorn perché umano e perché le relazioni tra Elfi e umani – definite dal canon come “fallimentari”, “destinate al fallimento” – figuriamoci quelle tra Elfi e Nani!
Potrebbero considerarle come consideriamo noi le relazioni tra cugini primi, da anatema.
Considerando poi anche l'origine dei Nani, direi proprio di sì.
I Nani non erano nemmeno stati concepiti come creature del mondo di Arda. Sono stati creati da un Valar, Aulë, perché non riusciva ad aspettare la venuta dei figli di Ilúvatar (Dio), ma alla fine Ilúvatar, per quanto Aulë agì alle sue spalle, diede allo stesso modo ai Nani una coscienza e una vita mortale come agli uomini, considerandoli suoi figli adottivi. Se l'Uno non avesse fatto così, i Nani sarebbero stati solo fantocci di Aulë, perché privi della Fiamma Imperitura.
Gli Elfi, le prime creature di Ilúvatar, non hanno mai visto come loro pari i Nani, ma come esseri a loro di gran lunga inferiori perché non creati dall'Uno come loro – ne hanno anche per gli uomini, dati gli appellativi che usano – e le loro anime, se ne possiedono una, non lascia Arda come accade per quelle degli uomini e nemmeno vanno a Valinor.
Questo potrebbe far capire quanto ripugnante potrebbe essere per loro una relazione tra un Elfo e un Nano.

Tutte queste premesse sono sufficienti per far sì che le nuove generazioni di Nani ed Elfi nascano e vengano educate provando rancore e disprezzo per l'altra razza; le motivazioni si protraggono da ere e non si può rimuovere tutto come l'“amore” tra Kili e Tauriel vuol far intendere.
Fare la bruttissima copia – e poraccia – di Romeo e Giulietta non paga.
Se apparentemente non ci sono motivazioni per le quali Tauriel e Legolas non possono essere una coppia – a parte supporre il fatto che non sia di nobile lignaggio, il che non è tutto questo granché o che sia una silvana e Thranduil è un Sindarin – quelle per cui Kili e Tauriel sono improponibili sono concrete.

Tutto inizia in stile si guardano nelle palle degli occhi e scatta la scintilla.
Aggiungerei anche che per i Nani una bella donna è innanzitutto barbuta e bassa come per un'Elfa gli Elfi belli sono glabri, alti e coi capelli chiari. Tauriel e Kili sono esattamente l'opposto degli standard di bellezza delle loro razza.
Fili dice che Tauriel sarebbe bella se avesse la barba, se non avesse le orecchie a punta, se non fosse alta, se le sue braccia e gambe non fossero lunghe e se fosse insomma, una Nana che sa anche darsi da fare in miniera.
Legolas dice trova brutti sia Gimli sia la moglie di Gloin, il che è tutto dire. Anche se si va al di là degli standard di bellezza – cosa encomiabile, per carità – non abbiamo ancora sollevato tutte le questioni.

Kili è stato fatto prigioniero e Tauriel è il capitano delle guardie, ma non si comportano come tali. Sarebbe stato più giusto iniziare un dialogo del tipo:

– Ehi, tu, fammi uscire di qui!
– No, maledetto Nano, qui ci marcirai!

Sarebbe stato più logico anche in virtù di questo odio bello pesante tra Nani ed Elfi e perché se il tuo re ha voluto metterli dietro le sbarre, tu, Tauriel, appoggi il tuo re.

Inoltre, il fatto che s'innamori di un Nano va direttamente contro il canon di Tolkien. Legolas e Gimli furono la prima amicizia tra Elfo e Nano dai tempi di Celebrimbor e Narvi, ovvero la Seconda Era (la loro collaborazione nata da una profonda stima e amicizia la si nota anche nell'iscrizione del Cancello Ovest delle miniere di Moria).

Dopo migliaia di anni ci sarebbero stati Legolas e Gimli e sarebbero dovuti passare una sessantina d'anni per far sì che questa amicizia potesse nascere.
La loro è un'amicizia nata col tempo, fondata sul rispetto, ma molto graduale che ha portato a superare i pregiudizi che avevano Nani ed Elfi verso la razza che detestavano.
Tutto questo non è affatto accaduto in un battito di ciglia, tutt'altro.
Il fatto che Tauriel pianti questo semino di “nn ttt i nanni sn kattivi!!!11!” – detto in stile bimbominkia perché non ci sono ragioni per cui lei simpatizzi per i Nani a tal maniera – nella testa di Legolas va contro il viaggio personale di Legolas durante Il Signore degli Anelli. Non ha alcun senso.
Inoltre deraglia totalmente il carattere di Kili, e la sua morte.
Oltre a rendere Legolas geloso, dandogli un ulteriore motivo per odiare i Nani.
Far avvicinare Legolas ai Nani: lo stai facendo benissimo, Tauriel.

Kili e Tauriel non interagiscono molto e non hanno scambi e scene in cui possono costruire un sentimento profondo quale è l'amore (cosa che invece fanno Legolas e Gimli per la loro amicizia).
Lo squallore della battuta di quello che potrebbero contenere o meno i pantaloni di Kili è allucinante. Andava detto e non me ne pento.

Personalmente non avrei problemi con Tauriel se fosse stata una razzista di 3000 anni che facesse il suo lavoro e avesse i capelli sensati e non guarisse a caso. Punto e basta.
L'idea di Tauriel in sé non è il problema, è la resa. Poteva esistere, ma fatta bene.
Poteva essere anche una semplice giovane guardia alle prese con l'abituarsi alla disciplina ed essere la spalla di un suo superiore, che poteva essere Legolas, a cui avrebbe giurato obbedienza e non mettergli i piedi in testa come invece fa, facendosi portavoce di messaggi di amore per una razza e stravolgendo la crescita di un altro personaggio che avverrà più in là.
E ovviamente non doveva risultare così speciale e benvoluta da tutti anche quando commette grandissime vaccate.
La sua caratterizzazione va contro tutte le Leggi e i Costumi degli Eldar (The History of Middle-Earth, vol. 10, Morgoth’s Ring) cioè le leggi della sua razza dettate dal creatore di quella razza. Se un personaggio va contro le leggi universali del mondo in cui abita, è una Mary-Sue, non un personaggio ben caratterizzato che avrebbe dato una marcia in più come personaggio femminile in un'opera dove non ne figurava alcuna in quella originale.
Il potenziale per un personaggio femminile ben fatto c'era, peccato che si abbia voluto strafare e che una cosa buona in partenza, sulla carta, si sia completamente buttata alle ortiche.

giovedì 2 luglio 2015

Recensione: Il cacciatore di Draghi, di J. R. R. Tolkien

Avevo girato il video di questa recensione, ma il file si è danneggiato e al momento non posso registrare, quindi ho pensato di metterla qui, su "carta"; d'altronde ho un blog (di merda, a quanto dicono alle spalle), ma pur sempre blog è, quindi perché non darmi da fare?

La recensione sarà come quelle a video, quindi segue la scaletta: autore, trama, recensione e consiglio musicale.

Il libro di cui vi parlo è Il cacciatore di draghi, edito da Bompiani e consta di 160 pagine. Le illustrazioni sono di Pauline Baynes e conto di mostrarvene alcune. Per l'edizione del cinquantenario di questo libro l'illustratrice ha anche rappresentato la mappa di Ham.



Autore: se non sapete chi è Tolkien siete delle brutte persone, sappiatelo, quindi non dirò nulla su di lui, perché penso che qualcosina di lui la si sappia per forza, al di là se piaccia o meno come scrittore.

Trama: Aegidius Ahenobarbus Julius Agricola de Hammo (Daenerys dai mille nomi, ritirati in buon ordine ché non hai un nome così "classicheggiante"), in lingua volgare Giles di Ham, è un umile uomo dedito alla vita di campagna (una vita semplice, ma a lui congeniale) che, per uno strano volere del destino si ritrova a essere suo malgrado l'eroe del suo piccolo villaggio per ben due volte, prima affrontando un gigante e poi contro un drago; sebbene costretto dalle circostanze alla fine riesce anche a diventare re.
Non è uno spoiler a mio dire pesante, lo dice anche la seconda di copertina, quindi anche se prendete il libro tra le mani sapete subito di cosa parla.

Recensione: questa storia non appartiene al filone tolkeniano delle avventure ambientate nel mondo di Arda, ma se ne distacca totalmente sebbene per i lettori del Professore alcuni rimandi e allusioni possano risultare lampanti; io per prima ne ho fatti e ve ne parlerò.
La storia di Giles nacque come un racconto che Tolkien narrò ai suoi figli (la stessa cosa fu per un'altra sua storia, Roverandom) e l'edizione aggiornata (quella che ha la copertina che ho messo su, la stessa che io possiedo) presenta a fine racconto anche la prima stesura, grazie alla quale si possono notare sostanziali differenze con la versione definitiva, che è diventata da adulti, come lo scrittore stesso ha affermato.
Vi è anche l'inizio di un ipotetico prosieguo con protagonista il figlio di Giles, ma sono solo poche pagine; Tolkien non ha mai ultimato il progetto.

A tal proposito, come si legge nell'introduzione, l'editore a cui Tolkien sottopose lo scritto lo fece leggere al figlio, che ne fu entusiasta e a me ha sinceramente ricordato Herbert, il figlio del signore a cui Rudy presenta i suoi videogiochi nel film de La carica dei 101.

Ammetto di aver letto prima la versione originale (che è subito dopo quella definitiva) e poi quella per il pubblico adulto. Sono strana, ma ammetto anche questo.
Oltre al tono più da adulti, nella versione definitiva il narratore non si intromette più nella storia, cosa fatta invece nel racconto per i figli, la personalità dei personaggi che prima era semplice poi è stata approfondita, le descrizioni sono state ampliate (quella del gigante che calpesta l'olmo è molto vivida) e poi si ha la prefazione.

Ecco, per la prefazione io farei una piccola parentesi perché merita di esser citata, in quanto a mio dire mostra un lato di Tolkien particolare.
Qui traspare l'intento satirico/umoristico dell'autore.
Tolkien, usando uno stratagemma narrativo, si finge traduttore e curatore di un testo antico che dice di aver trovato, la storia di Giles, e usa la prefazione, che riprende la Historia Regum Britanniae al contrario (anche Goffredo di Monmouth affermò di non essere l'autore della sua opera e di averla trovata, ma se lui disse di voler tradurre in latino una storia molto antica scritta in lingua britanna, Tolkien afferma che il racconto di Giles è in latino e lui desidera tradurla nella lingua moderna del Regno Unito) e in modo diretto perché fa mirati riferimenti, per... burlarsi di quei critici che pensavano al Beowulf solo come documento storico e non come poema che ha piena dignità e meriti letterari.
Tolkien era del secondo avviso.
Infatti nella prefazione di Farmer Giles, il "curatore" afferma sarcasticamente che i lettori della storia che si appresta a tradurre dal latino potrebbero perfino interessarsi al carattere e alle avventure dell'eroe (per citare direttamente) laddove lui invece si era dato molto da fare per dare l'esatta collocazione storica e geografica al racconto.
Ed ecco la presa in giro, e io penso sia divertentissima come cosa. Perché accapigliarsi se si può usare l'ironia e il sarcasmo per affermare il tuo parere se gli altri non la pensano come te e ritengono di aver obbligatoriamente ragione?
Adoro l'ironia di Tolkien: non scende mai nell'offesa, ma fa capire in modo allusivo, e trovo che questo tipo di ironia molto sottile sia molto difficile da rendere sia nello scritto sia nel quotidiano, come persona.

Ci sono molti riferimenti alla storia medioevale, al latino, alla mitologia norrena, ecc. e le note a fine racconto sono molto chiare, esaustive e al contempo semplici.
Non sono però numerate, e questo può essere un bene per chi non ama esser disturbato nella lettura e un male per chi come me preferisce leggerle subito e sapere nell'immediato il rimando se non lo si coglie da soli.
Ma non si può accontentare tutti ed è giusto così.
Ho notato dei piccoli refusi nel numero delle pagine a cui le note fanno riferimento e spero che nella prossima ristampa sistemino questa cosa.

Vengono adoperati degli anacronismi linguistici e di costume (schioppo, patto di non aggressione, lo sconto da applicare a chi paga in contanti) volti a far ridere; la storia è scritta con un tono vivace e narrata con intelligenza e arguzia, il tono è spiritoso.

Sono presenti vari connotati ben miscelati: il fiabesco, nessuna precisa coordinata spazio-temporale (a parte il nome del villaggio), elementi del quotidiano come per esempio i personaggi che hanno le loro rivalità al punto tale da leggere delle loro scaramucce, e Giles e il mugnaio si "scornano" sempre facendo battutine e il riso c'è, fanno ridere.
Sembrano davvero dei popolani che potresti incontrare, sebbene la narrazione sia breve, la caratterizzazione dei personaggi è presente.
Inoltre ti sembra di essere proprio in un piccolo villaggio medioevale perché ci sono dei piccoli, ma importanti dettagli che lo fanno capire come ad esempio lo scandire il tempo usando le festività o parlare dei giorni del mercato.

I nomi sono parlanti, anche con chiari intenti parodici oppure mirati a sottolineare la data caratteristica dei personaggi. Facciamo alcuni esempi.
Abbiamo Giles che ha più nomi, il che ricorda il sistema onomastico romano con tanto di epiteto (Ahenobarbus: dalla barba rossa) e tutti quei nomi, per un popolano, sono superflui perché tutti lo chiamano (e lo chiamerà anche il "curatore") sempre e solo Giles, usando quindi un nome inglese tradizionale e generico per i fattori, un po' come il classico Mario Rossi, per intendersi.
A che pro dare tanti nomi a una persona semplice che tutti chiamano Giles? Semplicemente per far ridere per mezzo dell'iperbole.

 Giles che prepara lo schioppo contro il gigante

Garm, il cane di Giles, è un'allusione al Garmr della mitologia norrena che fa la guardia ai cancelli di Hel e invece questo cane è un pigrone e spaccone che pensa prima a salvare se stesso che non il suo padrone, si procede per contrasto. E poi il suo nome deriva dal gallese "garm" che può significare "rimproverare, vociare rumorosamente", cosa che Garm fa fin troppo.

Garm pronto alla fuga


Chrysophilax Dives, il drago, unisce greco e latino: krysos (oro) e phylax (custode) dal greco e dives (ricco) dal latino.
Con un nome si è definito un drago usando i topoi degli stessi: un accumulatore di ricchezze, che possiede un tesoro ed è dunque ricco (oltre che tirchio).
Per un'amante dell'etimologia e dei significati nascosti come me questo è il paradiso.

Non ha bisogno di presentazioni


Già dai nomi e dalla loro etimologia si può notare un pluriregistro a seconda del personaggio, il re utilizza un linguaggio più altisonante così come il contadino ne usa uno più basso e questo conferisce realismo alla narrazione oltre che a farti scappare un risolino, o anche più di uno.

La parodia si rileva ancora nella vicenda in generale come per esempio nel vedere il fabbro menagramo che getta sentenze sulle persone o con il parroco veggente o ancora con la "vestizione" di Giles quando indossa la sua "armatura" improvvisata; a differenza dei cavalieri nella loro armatura scintillante, lui è goffo, fuori luogo e non puoi non ridere perché sembra proprio che tu abbia la scena davanti a te e Benny Hill ne combina una delle sue.


Giles nella sua armatura improvvisata

I giochi di parole, i doppi sensi, i proverbi adattati per la storia sono particolari ed efficaci e nella traduzione italiana permette di apprezzare le battute.
Tolkien non è mai volgare, non usa mai parole triviali e, per quanto io amo tutti i generi di umorismo e comicità, il suo lo apprezzo tantissimo perché insegna che non è necessario usare sempre e comunque allusioni volgari per far ridere; è una cosa che i grandi sanno fare anche senza.
E lui è un grande.

Come dicevo già prima, per quanto questo non sia un libro ambientato nella Terra di Mezzo ci sono alcuni piccoli rimandi, a partire da Giles stesso, che ricorda Bilbo: una persona tranquilla, che ama la sua terra e non desidera cacciarsi in avventure, godendo della calma del suo focolare domestico.
Anche qui abbiamo una spada che ha un nome ed è dotata di poteri magici, Mordicoda.
E, cosa che a me ha fatto ridere perché mi è venuta in mente la scenetta e cretina ridevo da sola è la definizione di "gente strana" che compare nella storia di Giles; ricorda proprio il vecchio Maggot che dice a Frodo che fuori dalla Contea c'è gente strana e non deve averci a che fare.

Cosa posso dire? Consigliatissimo, sia ai già amanti del Professore sia a chi non si è mai approcciato a lui perché spaventato dalla "mole" o dalla sua "pesantezza" (come spesso si dice) dei suoi libri più noti.
Potrei dire che, per chi non ha ancora provato a conoscere Tolkien, questo libro potrebbe essere il primo con cui iniziare. 
Si legge particolarmente bene, è scorrevole e non è un fantasy propriamente detto, quindi ai non amanti del genere potrebbe far piacere una parodia in chiave fantasy.


Il consiglio musicale per questo libro è Giorgio Mastrota. Per una storia ironica e simpatica non c'è nulla di meglio di una canzone dagli stessi toni, chiaramente parodica.
E poi il cavalier custode dell'acciaio inox ha una bella armatura come Giles!