sabato 31 ottobre 2015

Carezzando... Il delta di Venere. Recensione libro.

Attenzione: contiene a tratti linguaggio scurrile.

In un mondo dove, a presente, nell'anno duemilaquindici, la sessualità appare sdoganata – o, per come la vedo io, dovrebbe essere così, per tutti, senza problemi di sorta – ogniqualvolta vedo o sento persone parlare di sesso, ci sono altre persone inserite nella conversazione che non appena sentono la parolina magica, hanno le reazioni più disparate.

A scanso di equivoci lo dico chiaramente sebbene ritenga sia molto chiaro di per sé: il corsivo usato sopra per me è assolutamente ironico.

Tra le varie reazioni da me notate ce ne sono alcune che si ripetono.
C'è chi ascolta e ne parla tranquillamente anche in modo esplicito perché è un argomento come tutti e si sente libero di dire la sua facendo le opportune considerazioni (rientro anche io tra queste persone), c'è chi ascolta e ne parla restando sul vago per quella che è una verecondia derivata dal voler comunque tenere le loro idee dettagliate private (e va bene così), c'è chi inizia a dire con un bigottismo assurdo che non esiste parlarne in pubblico perché “non sono cose da dire” vedendolo come i peggiori dei tabù anche a livello fisico (ma poi sono le persone che “fanno i migliori fatti”, per usare un'espressione tipica delle mie zone), c'è anche chi fa un sorriso fintamente imbarazzato e non parla, facendo un ampio sorriso inequivocabile in nessun modo.

Si capisce che la libertà sessuale – anche solo nel pensiero e nella parola – non è del tutto giunta, ahinoi, e da qui mi sono chiesta come sarebbe stata accolta una recensione il più possibile oggettiva, esaustiva e senza peli sulla lingua (perché, come ho detto prima, io non mi faccio assolutamente problemi nel parlare di sesso) su un libro, per l'appunto... erotico.

Questa introduzione e questa premessa sono per dire che se non accettate le parole di una persona che non condanna affatto il sesso e che lo trova bello (ovviamente consensuale, nel rispetto delle persone coinvolte e sicuro dal punto di vista di contraccezioni e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili) allora siete liberissimi di chiudere la pagina qui.

Se decidete di proseguire la lettura sappiate che non accetterò commenti sul mio modo libero e liberale di parlare di sesso.

Bene, iniziamo.

Nel 1940 un collezionista sconosciuto offrì a Henry Miller cento dollari al mese per scrivere racconti erotici.
Miller cominciò a scriverne per poi passare la palla ad Anaïs Nin che aveva bisogno di soldi...

Sembra l'inizio di una storia, non trovate? Eppure è quello che è accaduto e che poi ha portato alla creazione di questi quindici racconti pubblicati più di trent'anni dopo sotto il titolo de Il delta di Venere, nel 1969.
Lo racconta la stessa Nin nel suo diario (la citazione in corsivo viene da lì), la cui pubblicazione le aveva dato un grande riconoscimento letterario, e alcune pagine delle sue confessioni sono proprio la prefazione di questa raccolta.
La prefazione è a mio dire anche una delle chiavi di lettura per l'opera intera, ma ci ritorneremo più avanti.

Vi ricordo che Zalman King nel 1995 ha deciso di adattare i racconti per farne un film; io ancora non lo vedo, ma sono curiosa.

Cercherò di essere schietta e di tirare subito la carie: se non gradite leggere di adulteri, feticci, incesto, necrofilia, omosessualità, orge, prostituzione, sadomaso, stupro, violenza di gruppo, voyeurismo, zooerastia... allora questo libro non è per voi.
Tutto ciò che ho elencato è presente, siete avvisati.
Lo dico semplicemente perché so che ci sono persone più sensibili di altre a certi argomenti di cui non accettano la trattazione, non perché non voglio che lo leggiate.

Nel caso in cui vogliate leggerlo vi consiglio di concentrarvi sulla storia e di ricordare che si tratta di invenzioni narrative senza dunque dare giudizi morali o moralizzatori: non è facile, ma è necessario se si vuole provare a leggere.
Questo però si applica tranquillamente a tutti i generi letterari che possono trattare di argomenti più scottanti e tematiche più delicate.
Un'altra considerazione da fare è che le storie sono state scritte negli anni Quaranta del Novecento, periodo particolare con delle contraddizioni non indifferenti. Se da un lato il bigottismo e l'estrema pudicizia erano palesi e palpabili rispetto a oggi, dall'altro gli atti descritti dalla Nin in questa società non erano perseguiti né legalmente come crimini contro la persona né condannati moralmente.



L'autrice: Anaïs Nin è nata a Neuilly il 21 febbraio 1903 da genitori cubani con estri artistici (il padre era pianista, la madre era cantante). Visse in Europa fino al 1914, quando il padre abbandonò la famiglia. Questo avvenimento la segnò al punto da sentir nascere la passione per la scrittura: la stesura del suo primo Diario è una lunga lettera a suo padre.
Si trasferì con la madre a New York e sposò giovanissima Hugh Parker Guiler, ma il matrimonio non fu lieto e la Nin si rifugerà presto in relazioni adulterine.
Nel 1929 la Nin si trasferì a Parigi conoscendo Henry Miller e intraprendendo una relazione con lui e con la moglie dello scrittore.
Morì di cancro a Los Angeles nel 1977.

L'opera: in questi quindici racconti si incrociano le vite di alcuni personaggi che, col loro modo di fare e addentrandoci in loro, ci accompagnano nella loro vita sessuale, con tutto ciò che ne deriva. Perversioni, fantasie rese realtà, ménages con più di due persone, visioni da uno spioncino, tradimenti... in questi racconti si può trovare questo e molto alto.

La recensione: Sostanzialmente si tratta di racconti erotici; con questa definizione rapida, ma che inquadra bene al contempo il genere, ci orientiamo verso ciò di cui ci apprestiamo a parlare.

Non nego che la letteratura erotica a me piace molto (la letteratura come si deve, non robaccia in stile sfumature di schifo o simil-After – ho promesso che parlerò anche di questo di caso umano, e quando prometto qualcosa lo faccio davvero) e mi diletto, nel mio piccolo, nello scrivere racconti erotici.
Ne consegue che ero molto curiosa di leggere qualcosa di una scrittrice di cui avevo sentito parlare spesso e bene, così come il suo scrivere di eros. Dopo tanto tempo mi sono decisa e questo è il mio primo approccio a lei.

La prima cosa che mi sento di dire è un sincero “grazie” a questa donna, perché con questi racconti (e con altre sue opere) ha aperto all'eros femminile nell'arte scrittoria.
Con questo non voglio dire che prima di lei nessuna donna non ha mai scritto qualcosa sul genere erotico (perché non sarebbe vero), ma bisogna riconoscere alla Nin, per ciò che ha scritto e come lo ha scritto la forte rivendicazione del diritto femminile alla sessualità, a vivere il proprio erotismo così come più aggrada e, se si vuole, di trasporlo nell'arte liberamente, così come gli uomini hanno sempre fatto nei secoli senza farsi problemi; problemi che invece le donne avevano e sentivano a causa di una cultura maschilista ben radicata e presente.
La scrittrice, così come lo scrittore, ha la piena libertà poetica e con la Nin questo è presente.

Nella maggior parte dei casi poi le vere protagoniste dei racconti sono donne e si cerca di scandagliare nel loro animo per capire cosa chiede la loro carne. Ci sono donne giovani e donne mature, prostitute, donne che sperimentano il sesso con donne che amano le donne... Possono essere visti come dei percorsi al femminile, alla scoperta delle loro emozioni.

Si tratta di un merito non indifferente; lei per prima nel postscriptum al libro datato 1976 (che rientra nella prefazione) si rese conto, negli anni Quaranta, quando scriveva questi racconti – assieme ad altri amici scrittori che avevano bisogno di denaro – che per tanti secoli il genere erotico era stato un genere di elezione maschile.

Significativo è l'incipit del racconto “Marianne”: mi chiamerò la madame di una casa di prostituzione letteraria, la madame di un gruppo di scrittori affamati che producevano letteratura erotica per venderla a un "collezionista".

A tal proposito vi pongo una domanda. “Fare di una passione come la scrittura un mestiere va bene; scrivere per soldi è un altro paio di maniche”, si è soliti dire. Cosa ne pensate, qual è la vostra presa di posizione al riguardo? Condannate lo scrivere, o per meglio dire, il piegare l'arte scrittoria – e con esso l'estro dello scrittore, lo stile e quant'altro – alle esigenze di mercato?

Questo è quello che ha fatto la Nin perché il misterioso committente le chiese esplicitamente di lasciar perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso.
Ne consegue che questi racconti sono il frutto di una voce e di uno spirito creativo che sono stati messi a tacere per necessità.
La scrittrice ammette di aver scritto ironicamente storie sempre più improbabili, esagerate, al punto di pensare che il richiedente avrebbe capito che stava rendendo il tutto caricaturale.
Potreste anche dire “ma poteva benissimamente rifiutare” e vi darei ragione – anche se al contempo capisco la necessità materiale del denaro non chiamandomi Lannister e la vita dello scrittore, salvo alcuni casi eclatanti, non è che veda tanta gratificazione dal punto di vista economico a differenza della soddisfazione che deriva dal raccontare e dal condividere le proprie narrazioni, quelle nate del tutto dal nostro animo – però sapere il background della vicenda aiuta a capire un po' meglio l'opera globalmente.

Lo dico perché le storie sono molto ripetitive con tutte le loro variazioni; sembra un paradosso, ma non lo è.

Ridotto all'osso lo scheletro dei racconti è il seguente: ci sono delle persone fuori dagli schemi (non troviamo mai, per esempio, una casalinga o un normale impiegato) che si ritrovano a scopare in situazioni estreme, al limite del parossismo.
I luoghi possono essere diversi: possiamo trovare i nostri protagonisti in Francia, ma anche in Spagna, Brasile, Perù, Svizzera e così via.
Si parte con una descrizione sommaria – molto all'acqua di rose – del carattere del personaggio, si aggiunge qualche turba emotiva e poi abbiamo la chiavata che, guarda caso, avviene molto spesso con personaggi a loro volta particolari.
In più modi, con più persone, usando droghe, varie penetrazioni, carezze proibite...

Proseguendo con la lettura dei racconti il seguirsi sempre della stessa struttura appare chiara anche a un lettore poco attento, con la conseguenza di saltare le pagine per vedere come va a finire oppure sbuffare, alzare gli occhi al cielo e proseguire stoicamente nella lettura dicendo “che noia, che barba, che barba, che noia!”.
Ammetto che non ho letto tutto il libro difilata come faccio di solito, ma spesso mi ritrovavo a citare Sandra Mondaini.
Le frasi sono brevi e paratattiche e a lungo andare le frasi diventano aride, con un notevole distacco da uno svolgimento ampio (specie nei racconti più lunghi) e una conclusione di due righe, come se la scrittrice si fosse stancata di scrivere tutta la storia. A mano a mano i racconti diventano sempre più meccanici, come ho notato in Il Basco e Bijou, mentre questo si avverte meno nei racconti precedenti, come per esempio in Elena, Lilith o Maiorca.

E qui le ipotesi sono due:
a) Che sia segno di una fantasia a lungo sfruttata e che non riusciva più ad avere un'idea originale? Da intendere nell'accezione che a voler accondiscendere troppo al volere di qualcun altro uccide la fantasia dell'artista che si ritrova a produrre qualcosa che resta sterile, al massimo belle parole messe in fila, ma inerti, vuote.
Scrivere su commissione può essere frustrante e noioso; io per prima tempo fa me ne resi conto quando mi chiesero di scrivere un racconto (che poi non completai mai e dissi a chi mi aveva richiesto questo pezzo che non sarei mai riuscita a comporre qualcosa con dei “paletti”).
b) Che ci sia l'ironia di cui parla la scrittrice anche nella struttura narrativa di base oltre che nell'ambientazione, nei modi e nell'eros stesso?

La ripetitività si trova anche nelle descrizioni, ma non mi coinvolgono.
In molti racconti la trama è troppo ridotta all'osso spesso perché si possa sentire altro... a parte la scopata. E laddove la trama c'è mi mandava in abbiocco.

D'accordo, è questo che richiedeva l'anonimo signore, perché quello che fondamentalmente voleva era il PWP, per utilizzare un'espressione odierna, il che va benissimo. Io amo il PWP, ma ammetto che ho letto su siti amatoriali racconti PWP migliori di alcuni della scrittrice.
Non sono stata intrigata e non mi sono sentita per nulla eccitata a livello mentale, che è la condicio sine qua non io possa risultare coinvolta e una ragione c'è.
L'esagerato, il caricaturale, quasi al limite del grottesco, mi fa ridere amaramente e non perché ci sia comicità, quindi non sono rimasta avviluppata dall'abbacinante malia quale il sesso è.
Probabilmente ero io che avevo aspettative troppo alte o anche eccessive dato che avevo sentito solo lodi su questi racconti.

C'è da dire anche che, se non si sapesse il modo per cui sono nati, non si capirebbe l'essenza di tale esagerazione a partire dalle scene che risultano molto incoerenti oltre che inverosimili.

Ritengo anche che gli stereotipi del prete, del gay, della lesbica, del trans ecc. si potevano bellamente evitare, come anche rendere i personaggi (e molti si ritrovano in altri racconti o nello stesso atto sessuale) incolori, privi di cervello, che spesso hanno un'involuzione e laddove permea un briciolo di intreccio narrativo alla fine tutto si perde, come se si trattasse proprio di sesso fatto soltanto per rispondere a un rapido istinto destinato a consumarsi rapidamente così come è sopraggiunto.

Le scene descritte – se viste in un'ottica sconcertante – possono essere viste come le fantasie più recondite dell'uomo ed esternate nello scritto, perché non si ha mai avuto (specie per il periodo storico) il coraggio di parlarne... e di metterle in pratica. Ma la finzione letteraria permette di liberarti da questo limite.

Abbiamo dunque, se vogliamo, una lettura in senso fisico, che segue gli impulsi della carne: le narrazioni piuttosto esplicite così come le atmosfere, si uniscono un lessico e una sintassi ricercati, molto eleganti. A mio avviso non si scende nel volgare, per quanto alle volte le parole siano colorite. Viene adottato un pluriregistro, che può piacere come non può piacere.
Personalmente se si scrive di sesso io sono una che apprezza i due estremi: o il rude sesso volgare con tanto di parole oscene e triviali o il sesso scritto con un lessico particolare (che non scade nei banali cliché), ma con una poesia nelle parole, nel loro suono e nella frase stessa, nel complesso.

Ma possiamo trovarvi anche una lettura in senso mentale: si uniscono fisicità ed emotività, come se il sesso fosse un connubio tra carne e spirito.
La Nin lo ha sempre sostenuto, per lei una donna tende a fondere maggiormente il sesso con le emozioni, mescendo l'amore e si legge di una passione – sia essa di una notte o prolungata – che non ha limite ed è per certi versi disturbante.
Disturbante perché lei cercava (per quanto il suo spirito di scrittrice era ingabbiato dalle richieste di scrivere solo di atti) di lasciar trapelare questa unione che lei gradiva, ma che non inseriva nello scritto, venando con una carica eccessiva di sarcasmo le pressioni del committente come a dire “vuoi che io scriva di atti e basta? Eccoti accontentato, ma renditi conto che il sesso non è solo questo”.
L'artificiosità del testo esplicita la sottomissione allo scrivere per commissione.

In alcuni passaggi però la sua vera indole emergeva e ci sono frammenti – per me troppo pochi però – in cui il suo lirismo riusciva a catturare il miscuglio di emozioni che dalle viscere arrivano alla testa e al cuore degli amanti.
Sono le parti che mi sono piaciute di più, quelle in cui ho percepito la vera Anaïs, dove l'accenno sentimentale va dal possesso mentale al fisico, ma a sprazzi. Il sentimento fuoriesce solo in alcuni punti e ti dispiaci di ciò, perché se ve ne fosse stato di più l'opera sarebbe stata molto più pregevole.
Anche a me piace leggere e scrivere di sesso unito al sentimento e quando riuscivo a cogliere queste alte vette di poesia nelle parole della Nin ero davvero contenta.

Dalle mie parole non è difficile immaginare che, a distanza di tempo, darò sicuramente un'altra opportunità a una scrittrice che reputo interessante e che qui non era lei, non del tutto.

Innanzitutto è stato bello addentrarsi nelle pagine erotiche scritte da una donna.
Solitamente io leggo e apprezzo molto l'eros scritto da uomini che, come ho detto in precedenza, hanno monopolizzato molto la scena del genere erotico (chi più chi meno, chi in modo eccellente, chi in modo pessimo, beninteso), e di mio – anche e soprattutto “grazie” a certe “scrittrici” contemporanee – spesso scanso le scrittrici che si avvicinano all'erotico perché non mi sento coinvolta (a parte alcuni casi e, nemmeno a farlo apposta, amatoriali) nelle loro storie intrise di rosso.
Posso dire che, per quanto questo sia stato il mio primo approccio con la Nin e – se non considerassi la storia dietro ai racconti per me sarebbe un no netto e diretto – per quanto io non sia stata soddisfatta dalla lettura, una mezza vittoria c'è e deriva dal fatto che mi riservo in futuro di continuare la conoscenza di questa scrittrice, perché voglio leggere la vera  Anaïs, quella che ho trovato in alcuni frammenti dei racconti.

Dunque lo consiglio?

Certo, io consiglio sempre di leggere i libri che leggo – anche le grandi e colossali ciofeche – perché è giusto che ognuno abbia un parere personale dalla lettura e non ci si fermi al mio. A maggior ragione se un testo non mi è piaciuto per nulla o in parte; avere più campane da sentire, magari dissonanti, è il modo migliore per poter avere modo di confrontarsi e di discutere, in ogni caso.

4 commenti:

  1. Ciao,
    finalmente ho un minuto di tempo per leggere una delle tue recensioni. Mi piacevano un sacco quelle sul tubo, la mia pigrizia me le faceva ascoltare e nel frattempo facevo anche altro xD.
    Comunque, passando alla recensione, sei veramente bravissima, mi è piaciuta e ora sono curiosa di leggere questo libro di racconti. Mi piace moltissimo la letteratura erotica, ma ultimamente le ultime cose uscite in libreria sono tutto tranne che erotiche, io non ho problemi a leggere sia storie etero o omosessuali, ma in entrambi i casi si trovano delle pornate assurde e scritte anche male.
    Questo libro finisce fra quelli da comprare, come ho detto mi hai incuriosito molto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao cara!
      Grazie di esser passata, di aver trovato il tempo per leggere la recensione e di avermi lasciato addirittura un commento. ^_^
      Ti dirò, è vero, le recensioni video sono molto più immediate e puoi ascoltarle facendo altro, ma ammetto che mi risulta molto più faticoso: tra la scaletta, il video, l'editing, il caricamento e tutto, mi viene più facile fare una scaletta cartacea e poi elaborare il tutto.
      Mi resta anche più tempo per lo studio.
      Nemmeno a me dispiacciono le storie omosessuali (specie tra le storie originali) o argomenti particolari o scabrosi parlando di sesso e militando anche io su siti vari e fandom disparati so bene che spesso non si trova granché o di ben caratterizzato.
      Questo infatti, se non sapessi del background e del fatto che la Nin abbia volutamente scritto in modo così esagerato, pieno di cliché e di penetrazioni e basta anche perché esasperata da quel committente, direi proprio e semplicemente "ma che PWP scritto col culo!" (perdonami il francesismo); questa raccolta di racconti non possono essere letti senza pensare alla storia che c'è dietro e il fatto che molti facciano parecchio pietà ha una giustificazione, il che li rende interessanti per questo. Ma ripeto di aver letto delle PWP amatoriali molto più belle fatte con testa, cuore e genitali. XD
      Spero vivamente di reperire altro di suo e di leggere la vera lei che sicuramente ha molto da offrire, se in alcuni passaggi si vede di cosa è capace, figuriamoci in testi scritti del tutto senza pressioni.
      Scusami il papiro, ma ci tenevo a risponderti, mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento.
      E ti ringrazio di cuore per i complimenti, ci tengo a essere una brava commentatrice, anche se spesso la paura di non essere all'altezza persino per me stessa e le offese gratuite oltre ai pochi riscontri (come se esistessero sempre e solo certi guru del mondo internettiano dei libri) mi demoralizza parecchio.
      Fammi sapere la tua quando reperisci il libro, alla prossima, e grazie ancora. ^_^

      Elimina
  2. No ma in primo luogo mi devi spiegare come sei riuscita a trovare un titolo così geniale XD un doppio senso davvero arguto ed esilarante XD
    Comunque, dai primi "spoiler" che di questa recensione hai fornito su facebook mi sarei aspettato una critica più caustica, ma trovo che le considerazioni sulle circostanze in cui il libro è stato scritto, che hai ampiamente fornito in questa recensione, siano davvero necessarie e sacrosante. "Incarcerare" la penna di un* scrittor* imponendogli temi e strutture non è certo il modo migliore per conoscere il suo vero stile, o il suo mondo interiore. Ora sono anche io molto curioso di leggere i tuoi pensieri su un'opera della Nin che non sia stata "imbrigliata" da un committente, spero davvero che tu possa riuscire in questa impresa!
    Saluti ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alle volte il mio pessimo senso dell'umorismo "partorisce" qualcosa di buono, chissà. XD
      Anche se a me è venuto spontaneo, quindi non credo sia tanto geniale o esilarante.
      Ad ogni modo, sto cercando altri libri della Nin, ma credo che chiederò alla biblioteca provinciale perché le mie tasche al momento non ce la fanno, ho visto due libri molto brevi ma che costicchiano, quindi...
      Imbrigliare un autore è come tagliargli le ali ed è quanto di più orribile si possa fare, anche se la mancanza di soldi spinga anche a voler scrivere per forza per denaro perché non si può nemmeno mangiare.
      Mi auguro che questi libri siano stati scritti dalla vera Nin, intanto mi sono sentita di dire questo su "Il delta di Venere" e mi fa piacere che tu abbia apprezzato, con tutto lo spiegone di fondo.
      Alla prossima e grazie per il commento! :)

      Elimina