sabato 6 febbraio 2016

Occhio SISMico. #02

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L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 6 febbraio la Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), facendo appello agli Stati membri, alla società civile e a tutt​e​ le parti interessate (quindi anche i singoli, perché è una cosa che riguarda tutti) al fine di attivarsi nel potenziare campagne di sensibilizzazione e per intraprendere azioni concrete contro la MGF.

Ho detto proprio che può riguardare i singoli. Ebbene sì: se noi sappiamo qualcosa, se conosciamo, possiamo impegnarci, nel nostro piccolo, per fare qualcosa. Non bisogna mai pensare "tanto queste cose non capitano dalle nostre parti, quindi chissenefrega", assolutamente no. Questo modo di ragionare è del tutto sbagliato. Il fatto che un avvenimento sia lontano dalla nostra realtà non è mai una scusante per non interessarsene o per agire, anche con gesti che sembrano molto piccoli. Se la si pensa così allora vuol dire che crediamo che ci sono persone di serie A e di serie B e queste ultime sono quelle che vedono i loro diritti negati, quelle che vengono torturate senza ritegno, quelle di cui noi sappiamo qualcosa grazie al telegiornale, ma tanto a noi sta bene così, perché non siamo noi quelli che soffrono. Fin quando la si pensa così non si andrà molto avanti.

Cosa sono le MGF? Perché questa pratica va combattuta? Questo è un estratto del rapporto del Ministero della Salute del 6 settembre 2006, che si può leggere e scaricare.

Con l’espressione mutilazioni genitali femminili si fa riferimento a tutte quelle forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche. Vari sono i tipi di mutilazioni genitali femminili, con diversi livelli di gravità, di cui la più radicale è comunemente chiamata infibulazione. Questa è una pratica diffusa prevalentemente dell’Africa Subsahariana, ma che si conosce in Europa e anche in Italia grazie al fenomeno dell'immigrazione.

L’OMS stima che sono dai 100 ai 140 milioni le donne nel mondo sottoposte a MGF e che le bambine (sì, bambine) sottoposte a tali pratiche sono, ogni anno, circa 3 milioni. Le MGF sono diffuse in 28 Paesi africani e in Medio Oriente (Iran, Iraq, Yemen, Oman, Arabia Saudita, Israele), ma alcune tracce di questa pratica disumana la ritroviamo anche in alcuni paesi asiatici come l’Indonesia, la Malesia o in alcune regioni dell’India. Abbiamo anche le stime di quanto la pratica copra l'intero sesso femminile: in Paesi come Egitto, Guinea, Sudan, Mali, Somalia, le donne tra i 15-49 anni sottoposte a MGF superano il 90%, in Eritrea e in Etiopia sono tra l’80 e il 90%, in Burkina Faso e in Mauritania sono tra il 70 e l’80%.

Questa pratica è diventata un vero e proprio business, perché le persone che intervengono sulle bambine traggono profitto da ciò, ricavandone un vero e proprio reddito. Nei villaggi solitamente sono donne anziane e autorevoli che si adoperano per questa "pratica". Le condizioni igieniche sono precarie, gli strumenti sono rudimentali, e disinfettanti e anestetici sono naturali. Bisogna anche sapere che più passa il tempo e maggiore è la "medicalizzazione" del rito, ovvero si praticano le MGF all'interno di strutture sanitarie, quindi sono a opera proprio di operatori sanitari.

Questa è una pratica che menoma la funzionalità di parti vitali di una persona, specie minorenni. Non ha alcuna finalità terapeutica, ed è dunque proibita dalle leggi della maggior parte dei Paesi occidentali e africani, oltre che dalla comunità scientifica.

Le ragioni delle mutilazioni genitali femminili sono varie:

1) Socio-culturali. Si crede che soltanto con la rimozione della clitoride una donna possa raggiungere la maturità e divenire a pieno titolo componente della comunità stessa. Le MGF sono considerate anche una forma di controllo della sessualità della donna, che solo privata di una parte dei suoi organi genitali potrà mantenersi vergine e casta. Significa anche “purificare la donna” dei genitali esterni perché, secondo alcune tradizioni, questi hanno effetti negativi sulla sua salute mentale, ma anche sulla vita del proprio marito e dei futuri figli. In questo contesto culturale le MGF aprono alle donne le porte del matrimonio, che in molte comunità comporta anche accesso alla terra e quindi alla sopravvivenza.

2) Igieniche ed estetiche. Le comunità che praticano le MGF associano ai genitali femminili esterni un’idea di bruttezza e di nocività; pensano che se non opportunamente ridotti, i genitali possono continuare a crescere condizionando la vita della donna. La rimozione, più o meno radicale, delle parti esterne rende la donna (secondo la loro visione delle cose) più bella da un punto di vista estetico e più pulita da un punto di vista igienico, un concetto di bellezza cui è associato un significato più profondo di purezza spirituale.

3) Spirituali e religiose. Questo imperativo, per molte comunità, deriva dalla religione e credono che le MGF siano indispensabili per rendere le giovani donne pure spiritualmente. In alcune realtà musulmane si tende a credere che il Corano prescriva tali pratiche, ma ciò non è assolutamente vero. Non risultano tali prescrizioni da alcun testo sacro.

4) Psicologiche e sessuali. Si tende a sostenere la necessità di MGF per prevenire una incontrollata attività sessuale delle giovani donne, dovuta alla crescita eccessiva della clitoride che aumenterebbe il desiderio sessuale. Le MGF sarebbero quindi necessarie per preservare la verginità delle giovani donne che possono così giungere al matrimonio vergini, per tutelare gli uomini e l’intera comunità da una vita sessualmente dissoluta. Si crede inoltre che il restringimento della vagina possa provocare un maggior piacere per l’uomo nel rapporto sessuale, e quindi prevenire l’infedeltà e i divorzi, fonte di disonore per l'uomo che ha contratto matrimonio con l'eventuale donna che tradisce.

Gli organismi internazionali (OMS, Unicef, Unfpa), gli Stati, siano essi occidentali, africani o medio orientali, sono tutti concordi nel ritenere che le MGF rappresentano una grave violazione dell’integrità fisica, psichica e morale delle donne, una grave violazione di uno dei diritti umani fondamentali che è il diritto alla salute.

Diversi studi, oltre la pratica medica quotidiana, hanno dimostrato che le MGF comportano serie conseguenze sulla salute fisica e mentale delle bambine e delle donne, anche per le patologie legate alle complicanze che ne derivano. Tali complicanze dipendono dalla gravità delle mutilazioni, dalle condizioni igieniche in cui sono eseguite, ma anche nelle quali abitualmente vivono le donne, dall’abilità delle persone che eseguono l’intervento. Le MGF, chiamate anche circoncisione femminile, si differenziano dalla circoncisione maschile, praticata e consentita in molti paesi per ragioni religiose e igieniche, perché sono pratiche tradizionali che hanno come effetto la mutilazione irreversibile del corpo delle donne e l’alterazione violenta dell’identità psicofisica, senza alcuna giustificazione nell’interesse della salute. Per questo, a differenza della circoncisione maschile, che non è invalidante, sono proibite.

Per chi vuole approfondire, questo documentario in inglese (di facile comprensione) fa al caso vostro. Questo è invece il video del SISM di quest'anno per ricordare e per far capire attraverso una testimonianza.

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