martedì 12 gennaio 2016

Donne che odiano le donne #01

Come avevo annunciato tempo fa, ecco che prende vita il mio nuovo progetto.
Lo avevo promesso e detto, non rimangio mai le promesse che faccio.

Oggi ho avuto l'input per iniziare a parlare di tutto.
Si andrà sul personale, nel senso che questa è una vicenda che mi è accaduta proprio oggi, anzi, per essere precisi, tra ieri sera e oggi.

Le donne che odiano le donne sono donne che vedono nelle altre donne il loro nemico giurato, delle persone che stanno sempre lì per lì per prevaricare su di loro o commettere qualche azione cattiva nei loro conronti.
Sono delle persone sostanzialmente misogine oltre che maschiliste e non esitano un secondo per gettare fango e cattiverie sulle altre donne.

Perché lo fanno? Questa è una domanda che mi sono posta spesso.
Sicuramente non trascurerei una componente di insicurezza oltre al fatto che viene molto facile condannare i comportamenti delle altre persone se non sono in linea con la propria considerazione di cose e persone in generale; nel caso in cui poi si pensa (a torto o a ragione dipende dal caso, perché non si deve mai generalizzare) che si leda alla persona (in tutti i significati possibili) allora l'odio scatta e non ci nascondiamo dietro un dito.

Quello di cui voglio parlarvi è un avvenimento che, purtroppo, mi è capitato più volte nella vita; non voglio usare gli aneddoti come elemento per affermare che io sia perseguitata dalle persone (il delirio di persecuzione è di altri e lo noterete) o perché voglio che la gente mi compatisca (è una cosa che odio e ne ho parlato qui). Il mio intento è quello di far capire che certe cose succedono tutti i giorni, soprattutto alle persone comuni che conducono una vita pressoché ordinaria.
Partiamo da quella che io ricordo come prima vicenda.

Quando andavo al liceo andavo anche in palestra per tenermi in forma e per ovviare al mio problema di salute; assieme a me venivano alcune compagne di classe. In palestra c'era anche il mio vicino di casa, di alcuni anni più grande di noi e con cui sono cresciuta assieme. Ricordo ancora quando vedevamo i cartoni animati assieme dopo che mia madre (oppure io) lo aiutava coi compiti.
Questo ragazzo piaceva a una delle mie compagne, alla fine si sono anche messi assieme e se non sbaglio sono tuttora fidanzati. La ragazza mi chiese esplicitamente perché io lo salutassi e fossi in confidenza con lui.

Sapete com'è, ci salutavamo persino sul balcone essendo dirimpettai... le ho detto che siamo cresciuti assieme e tutto e a lungo andare è riuscita a farmi togliere il saluto da questo ragazzo.
Tuttora oggi quando mi vede abbassa la testa o cambia strada: per compiacerla ha calpestato quella che era un'amicizia sincera. A quel tempo non provavo il benché minimo interesse per le persone in senso sentimentale o sessuale, non sentivo nemmeno il desiderio di una relazione, ma soprattutto non mi sarei mai permessa di "rubare il ragazzo" a qualcuna.

Ognuno nella propria vita ha il diritto di agire come meglio crede.
Personalmente trovo deprecabile il tradimento, incolpo la persona che tradisce e non la persona con cui si tradisce (nel caso in cui questa non sappia dell'altra relazione), mentre nel caso la "terza persona" sceglie volontariamente di essere "l'altra persona", indipendentemente dal suo sesso, la reputo una persona di merda perché per quanto mi riguarda io rispetto la persona e anche un'eventuale relazione. Preferisco di gran lunga che mi si molli e mi si dica che si prova attrazione per qualcun altro e non che mi si faccia tutto alle spalle.
Mi è capitato che mi sentissi intrigata da delle persone, ma quando scoprivo che erano già impegnate, io cercavo di farmi passare la cotta, perché non voglio essere "l'altra persona"; mi è capitato anche di esser stata tradita e a maggior ragione non adotterei mai un comportamento che mi fa ferito e che odio già di mio).

La cosa su cui voglio fare leva è il concetto sempre vivo e sempre presente del se quella ragazza parla con il mio ragazzo è troia e ci prova con lui per "rubarmelo".

Questa concezione è vecchia come il cucco oltre che tremendamente misandrica (e maschilista).
Ci sono persone che, indipendentemente dal loro sesso, quando provano attrazione per una persona già impegnata ci provano lo stesso. Queste per me sono persone stronze, ma non amo che si usi la parola "troia", perché è miratamente specifico per una donna e non ha un corrispettivo maschile.
Non voglio entrare nel dettaglio di questa parola, non al momento, perché sarà motivo di una prossima discussione.

Ci sono anche persone che non si permettono di provarci con chicchessia (vuoi perché non interessato a qualunque approccio, vuoi perché non intriga quella data persona, vuoi qualsiasi altro motivo), ma che vengono accusate dal partner della persona con cui si parlava di cose che non hanno fatto e, in aggiunta, dallo stesso interlocutore che, dopo tale accaduto, decide di tagliare i ponti con l'altro povero tizio innocente, difendendo il comportamento cattivo del partner.

Il fatto di non dover più parlare con una persona perché ora sei impegnato e quindi ti neghi come persona, dato che diventi uno zerbino dell'altra persona, è quanto di più stupido si possa fare.
Giustificare tutto come "gelosia" è sbagliato, perché questa è una psicosi, unita all'insicurezza e alla voglia di sentirsi migliore di qualcun altro che viene vista come "minaccia".
Ma la minaccia è solo nella loro testa.
Dire "ma io lo/la capisco" è sbagliato, perché non è soltanto un atto di codardia nel voler affrontare un problema (che verte sulla mancanza di fiducia della persona "amata), ma anche una mancanza di rispetto verso l'altra persona. Abbiamo anche quello che è un atto egoistico di sentirsi superiori all'altra persona della coppia che viene definita come quella irragionevole, ovvero "incapace di controllare le proprie emozioni": non reputo amore lo stare assieme a una persona che non si giudica matura o capace di formulare dei pensieri propri visto che si giustifica il loro modo di comportarsi che non ha scusanti.
L'atto di superiorità fatto "in nome dell'amore" è nei fatti un annullamento del proprio cervello, detto francamente.

Passiamo quindi all'accaduto di oggi, corredato di screen. Vogliate perdonare la mia grande incapacità grafica con Paint: non so tirare nemmeno una linea dritta.
Avevo accettato ben volentieri di partecipare come recensitrice e dunque come collaboratrice di una webzine che si occupa di musica. La musica è una delle mie grandi passioni ed ero entusiasta di partecipare.
Ero.
Almeno fino a stamattina.
Il "capo" mi aveva scritto ieri sera per chiedermi quando gli avrei passato la mia recensione e ovviamente ho risposto al suo messaggio. Da lì, visto che mi ha chiesto se l'album mi fosse piaciuto o meno, abbiamo iniziato a conversare di musica e dell'atteggiamento che le persone hanno quando sono tristi ovvero se ascoltano musica sulla scia del loro umore o del tutto antitetica.
La conversazione stava diventando "seria", da intendere nell'accezione di "profondità" dei concetti espressi ed ecco che arriva un messaggio (quello segnato in rosso) scritto dalla moglie che aveva letto le parole scambiate, che ora vi mostro.

Sembrava che non avremmo più parlato quando mi riscrive.





Si stava semplicemente parlando.
A quelle parole sottolineate io ho chiesto a chi fossero rivolte (si nota che non c'entravano col discorso) e lui mi ha detto di aver sbagliato destinatario. Gli ho creduto, può succedere.


Di qui poi la signora, alle tre di notte, mi scrive.
Non me n'ero nemmeno accorta perché dal cellulare la mattina lessi solo un messaggio, quello del marito (il boss). L'ho letto dal computer.

Dopo un paio di ore, meditando sulla questione, ho preso questa decisione.


A dire il vero si tratta di ingiuria, ma è più noto il reato di diffamazione.
E, non appena ho detto così...




Detto senza giri di parole: non è okay un cazzo.

Giustificare i comportamenti delle persone a tale maniere non è giusto oltre che intelligente. Se si hanno problemi non si deve scaricarli su persone che non hanno fatto niente.
Ho letto bene le parole dettemi ed erano direttamente rivolte a me, con chiare accuse a me: so leggere, non mi si deve fare stupida.
Non trovo nemmeno giusto che la persona si debba annullare per l'altra nella coppia, che a momenti non possa davvero scambiare due parole in assoluta tranquillità.

Se si hanno delle insicurezze non è corretto dare colpe a persone estranee, non esistono minacce in ogni dove e in ogni momento.

L'insicurezza la leggo anche nell'entrare nel profilo del partner e leggere una conversazione non destinata agli occhi dell'altra persona. Invadere lo spazio privato di un'altra persona è ingiusto, per quanto non abbia a che fare con le dinamiche di coppia di queste persone.
Se poi si sono lette con criterio e intelligenza le parole non ho tentato di scardinare la relazione di nessuno e non esiste che mi si faccia anche un teatrino.

Questo è un esempio di donna che odia le donne, una donna che vede la minaccia in ogni donna che incontra.
Questo è un chiaro esempio di delirio di persecuzione e questo è un disturbo che dovrebbe essere
curato.
Ma si dovrebbe iniziare a curare la mentalità delle persone.
Non tutti gli uomini sono stronzi, non tutte le donne sono stronze, non tutte le persone sono stronze.
Non tutte le persone vogliono fare del male gratuitamente alle altre.
Provare odio e incitarlo nei gesti e nelle parole non è una forma di difesa, non ha giustificazioni quello che è un vero e proprio attacco personale.
Le chiavi di una vita nel rispetto dell'altro sono il confronto e la razionalità.
Oltre al rispetto, che dovrebbe essere innato, naturale, spontaneo. 


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