sabato 16 gennaio 2016

Libri "distillati": omicidio preterintenzionale della letteratura.

Alla fine li ho visti anche io, sono arrivati persino nella realtà del mio paesino.

Parlo dei libri distillati.

Sicuramente in questi giorni ne avete sentito parlare, magari li avete già visti in giro e vi siete fatti anche la vostra opinione al riguardo.

Avevo deciso di non parlarne, ma oggi, ancor più di prima, mi è salito lo sdegno e sento la necessità fisica di dire la mia.

Ero andata a comprare “bella bella” (ma senza il breviario di Don Abbondio) una busta con pluriball per spedire un libro da scambiare con una ragazza e li ho visti accanto alla cassa. Ho dovuto scattare anche una foto.

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Notate la loro sottigliezza, sono piccoli, stringati, delle vere e proprie riduzioni di libri ben più corposi a livello di pagine e a livello di contenuti.

Per soli circa quattro euro si può avere quello che non è un Bignami del libro, ma un libro tagliato, di cui si omettono passaggi, i cui pezzi rimanenti vengono cuciti come le toppe di Arlecchino.

Saranno proposti due “distillati” al mese, e dopo questi già disponibili avremo La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano, Il dio del fiume di Wilbur Smith, Le parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks e Il socio di John Grisham.

Leggendo questo articolo di Vice in cui si intervista Giulio Lattanzi, ideatore e responsabile di questo progetto per Centauria, mi si accappona la pelle nel vedere riportate queste parole.

Di solito ogni espediente per avvicinare alla lettura, se ben fatto, è un modo come un altro per divulgare la cultura, fosse anche quello più becero, purché si abbia la curiosità e lo stimolo a volersi approcciare a qualcosa di nuovo. Si può avvicinare un lettore casuale, per esempio.

In questo caso, però, si prosegue sulla scia della pigrizia che molti già avevano ragionando così: perché leggere un libro di così tante pagine quando posso vedere il film?

Inutile girarci intorno, lo si capisce anche dalle parole di Lattanzi: è una strategia di marketing perché la quantità di pagine spaventa spesso e volentieri.

Quante volte abbiamo sentito dire “io un libro di mille pagine non lo leggo”? Sono sicura che almeno una volta nella vita è capitato.

Con questi distillati si può avere “in termini di possesso” tra le mani la storia del libro di partenza. A quanto pare fanno questo anche i film, secondo l'ideatore. Quello che l'ideatore non ha capito è che togliendo quelle che vengono definite “parti non funzionali alla trama” non si ha più niente. Infatti si vede quando fanno dei tagli a film tratti da libri quanti ne escono di decenti. Taglia qua, accorcia lì, sistema a quell'altro lato… ed ecco la “cacata pazzesca”.

Dunque ciò che conta è avere un libro tra le mani perché così si può dire di possederlo? Non conta leggere questo libro, vedere cosa vuole offrirci lo scrittore, sentirci coinvolti nella vicenda, parteggiare per questo o quel personaggio, mettere in moto il nostro spirito critico, riflettere…?

Siamo davvero arrivati al punto in cui un libro è come un soprammobile da spolverare, di cui si “cura molto l'aspetto grafico”, che metti in bella vista su un tavolino così fai vedere che lo possiedi?

Siamo davvero arrivati al punto in cui si è belli ma non si balla persino coi libri?

Quelli che sono ignoranti e che vengono definiti per non offendere nessuno con la dicitura di “lettori pigri” adesso si vanteranno di aver letto questo e quello.

Avranno anche la pretesa, dacché ormai basta avere una connessione Internet per dire ciò che si vuole non collegando il cervello alle dita sulla tastiera, di dare la propria opinione del libro, come se avessero letto il vero romanzo.

Perché conta di più l'apparenza di aver letto qualcosa, non la sostanza del tuo gesto.


Conta di più avere Guerra e pace nella borsa e farlo star lì e non leggere l'autentico Guerra e pace oppure sciacquarsi la bocca di citazioni di questo e quello affermando di aver letto il libro anche se non è così.

Oggigiorno l'ignoranza “pare brutta”, per dirla con un'espressione dialettale, ma dato che non si vuole comunque alzare il culo per combattere l'ignoranza con l'informazione, ecco che si sceglie la parvenza di cultura che tale non è.
Più l'ignoranza “pare brutta” più la cultura “fa figo” e così puoi atteggiarti sorseggiando un drink facendo il dotto pretenzioso che però non ha basi solide di alcun sapere.

Questo però oggi viene accettato, dato che si dà la possibilità di comportarsi a tale maniera: viene regalata un'occasione per “fare i fighi”… non leggendo, dando l'illusione di aver letto qualcosa.

Sono “libri” nati per le persone che si fermano al lato superficiale delle cose.

Se un autore ha deciso di scrivere tutte quelle pagine per il suo libro, vuol dire che lui aveva qualcosa da dire in quel numero stesso di pagine. Non si crea un'opera organica tagliando parti del testo e lasciando intatta la struttura. Già toccando il libro la struttura viene alterata, quindi non è affatto così.

Si calpesta l'autore, si calpesta il libro, tutte le emozioni che il testo voleva regalarti, si calpesta la propria dignità accettando di voler stupire con un trucchetto di bassa lega che nemmeno il mago Silvan farebbe.

Se si ha fame di conoscenza, deve essere la persona ad avvicinarsi alla cultura, di sua spontanea iniziativa e con il desiderio di voler conoscere davvero. In questo modo si elogia il culopesismo e si educa al pressapochismo.

Non si ha voglia di impegnarsi e di avvicinarsi a qualcosa che ti porterebbe via del tempo e richiederebbe un certo sforzo? Nessun problema, ti diamo il fascicoletto: leggi quello e sarà come aver letto tutto, e potrai dire non solo di aver letto il libro, ma sarai a conoscenza di tutti i risvolti e i retroscena.

Tanto per riprendere Lattanzi, il calcetto non è la riduzione del calcio che si gioca in undici per squadra. Fare questo paragone per la società italiana che vede il calcio come prima cosa e che a quanto pare se non lo riprende su questa affermazione non sa nemmeno di cosa si stia parlando è un'offesa bella e buona alla nostra intelligenza.

La cultura viene massacrata, viene piegata per gli idioti e non sono gli idioti che si avvicinano a essa per conoscere, spinti da un vero desiderio di conoscenza.
Questo è un omicidio preterintenzionale, è l'unico modo in cui mi viene da dire il tutto.

Non ci sto,
questo è un insulto all'arte, è un insulto agli artisti, è un insulto alla cultura.
È un insulto all'umanità dotata di scienza e coscienza.

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