mercoledì 22 luglio 2015

Di cose che non si possono tacere.

Sette anni fa, nel lontano 2008, una ragazza allora ventitreenne fu violentata da un gruppo di uomini (tutti italiani, in questo caso l'Internet di Salvini non funziona) a Firenze.
Fu uno stupro di gruppo.
A presente, anno 2015, la Corte D'Appello di Firenze ha dichiarato gli stupratori innocenti.
Sono state addotte motivazioni come la giovane fosse capace di intendere e di volere sebbene avesse bevuto e che in tutta la sua vita avesse avuto due rapporti occasionali, di cui uno con una donna.
Già in primo grado la pena per gli stupratori era stata praticamente uno scherzo, e adesso la povera ragazza ha visto il suo tentativo di avere giustizia crollare.
C'è ancora la Cassazione, direte voi, ma come può sentirsi una ragazza che è stata giudicata laddove era solo la vittima?

Non esistono scuse che possano giustificare uno stupro.
Né l'abbigliamento, né l'orientamento sessuale o qualsiasi cosa vi venga in mente.
Nulla.
Mai.
In nessuna circostanza.

Viviamo in un mondo in cui una donna non può camminare per strada senza sentirsi fare battutine lascive, dove non può camminare da sola di notte a piedi, dove pare che sia necessario fare obbligatoriamente un corso di autodifesa per scongiurare ogni tentativo di stupro e non dove si dovrebbe insegnare a non stuprare.

E io ci metto la faccia, dico la mia.
Non è giusto. Questa non è giustizia.
E questo non è modo di vivere.
Non esiste giustificare uno stupro.



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